Massimo Campigli

Max Ihlenfeldt, inizia la sua carriera come giornalista per il Corriere della Sera, a Milano, dove frequenta l’ambiente futurista di Boccioni e Carrà. Firma i suoi articoli, di stampo futurista, con lo pseudonimo Massimo Campigli. Dopo la guerra si reca a Parigi, dove nel 1919 iniziò a dipingere da autodidatta. Grazie al suo talento ha subito successo e dal 1927 si dedica solo alla pittura.
Rimane molto colpito dall’arte etrusca durante una visita al Museo di Villa Giulia a Roma, tanto che avvicinò la tecnica pittorica a quella dell’affresco, prediligendo le figure geometriche nei suoi soggetti. La figura femminile è comunque caratteristica delle opere di Campigli, tanto che affermò:

“Ho incominciato a dipingere delle donne e continuerò a dipingere delle donne. Niente altro che delle donne. Questo corrisponde, se voglio parlare solo di pittura, al fatto che la donna è il soggetto perfetto,che nell’arte del mondo intero ci sarà sempre la donna e l’uomo è assolutamente in secondo piano. E non potrei concepire altro”

Eseguì vaste decorazioni murali, a Ginevra presso la Società delle Nazioni, all’Università di Padova, e decorazioni musive, come a Roma, presso il Cinema Metropolitan. Gli anni Sessanta li trascorre tra Parigi, Roma, Saint-Tropez e Milano, dove nel 1967 viene allestita una grande retrospettiva a Palazzo Reale, a cui collaborò lo stesso artista. Muore il 31 maggio 1971 per un attacco di cuore.

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